Tutti noi siamo alla
ricerca della felicità, di una vita tranquilla con i nostri cari.
Ma cosa è la
felicità, il benessere al quale tutti noi ambiamo in ogni anelito di
vita?
Questo sistema
continua a illuderci che la felicità dipenda da un qualcosa di
esterno da noi, dall'aver più cose, una bella famiglia o un amore
per il quale scioglierci.
Eppure, il consumo
di psicofarmaci nell'occidente considerato ricco aumenta, e sempre
più persone si aggrappano a effimere condizioni per superare il
vuoto che attanaglia il quotidiano.
Qui allora nasce
l'eterno quesito filosofico sul quale sia lo scopo della nostra vita;
possibile che lo scopo della vita sia accumulare cose che comunque un
giorno dovremo lasciare in ogni caso?
O la felicità e il
senso di esistere dipendono da un percorso interno che porta
all'autorealizzazione indipendentemente da ciò che ci circonda, da
ciò che abbiamo o lavoro facciamo?
Questi quesiti
nascono in me dopo anni di impegno politico, credendo di poter
incidere nel cambiamento delle cose.
Una delusione dopo
l'altra, leader politici considerati “rivoluzionari” che
puntualmente disattendevano le promesse fatte.
Nei momenti di
sconforto, sono arrivato a credere che forse il ricco e il povero
debbano esistere come esistono il giorno e la notte, il caldo e il
freddo o gli uccelli e i pesci.
Infondo la
perfezione della natura, si fonda sull'armonia degli opposti.
Ma questo cosa
dovrebbe insegnare a noi essere umani, che come ha dimostrato la
fisica quantistica siamo parte integrante di questa realtà?
Lo so, sono tutte
domande le cui risposte sono difficili da trovare, come è difficile
comprendere la realtà che ci circonda.
Un dedalo nel quale
ci si potrebbe perdere senza trovare una via di uscita.
Credo che qualsiasi
persona dovrebbe provare, però, almeno a riflettere su cosa voglia
dire raggiungere il fine ultimo della nostra vita e forse trovare
anche la felicità (unico modo per sconfiggere questo sistema che
costringe l'uomo ad una continua competizione per la sopravvivenza).
Dopo tutto sorge
comunque in me la convinzione che non troveremo mai la felicità e il
benessere ( bene dell'essere) curandoci solo del conto in banca e di
quante cose abbiamo.
Sarebbe come
continuare a pensare di poter curare una ferita che non si rimargina
, mettendoci sopra ogni volta un cerotto più bello o grande.
Commenti
E' vero forse non hai e non abbiamo cambiato il mondo, ma magari alcune coscienze sì. Forse il ricco dil povero ci devono essere ma forse no o almeno non in misura così sperequativa.. Forse potrebbe essere più ammissibile l'ipotesi "benestante ed il più ricco", questo non lo so. So però che ci sono momenti in qui il mondo cambia, momenti che hanno segnato un epocale mutamento nella nostra Storia. E cmq chi come te, come noi, ha questo fuoco dentro ha credo sia pure con fatica, sia pure scontrandosi con delusioni cocenti, il dovere morale di continuare e di non cercare ed attendere per forza un leader che ci rappresenti ma essere noi in primis attivi anche nel nostro piccolo per cambiare le cose.