Pensando alla Resistenza, e alla sofferenza di chi si è ritrovato in Russia dovendo poi fortunatamente ( perchè dalla parte sbagliata) affrontare la ritirata del '43, la prima cosa spontanea che mi viene da dire è: " cosa si è imparato da tutto quel dolore?" Quel 27 Gennaio purtroppo, oggi ricorrenza simbolo, il germe della violanza non è stato sconfitto, l'umanità non si è liberata dall'involucro di sopraffazione e miseria che la caratterizza. Alla speranza di un mondo migliore, si è sostituita la frustrazione di una vita sempre più individualista, egoista, caratterizzata da solitudini e drammi umani impensabili.
Giorno della memoria, retorica, di una società che non ha bisogno di ricordare la violenza perchè, quest'ultima, è immanente alle leggi cardine dello stile di vita imposto tutt'oggi. Le guerre, il Mediterraneo cimitero di disperati, le merci più importanti di chi le produce, l'ignoranza diffusa, capitali ingentissimi sempre più in minor mani, fanno della realtà una dimensione insopportabile.
Se si pensa poi a come siano riusciti grazie alle illusioni, ad addormentare l'opinione pubblica, il quadro diventa sconcertante. Il fine è diventato l'unico scopo, tutti ad ambire a sogni irrealizzabili, nel raggiungere i quali è proprio la stessa propria vita a venir consumata. L'emarginato oltre a diventare un pericolo ( per lo più fomentato) per i propri possessi, è il volto del dolore che si è provato nel dover vedere soccombere la propria individualità alla conformità di massa. La classica frase " io per avere ciò che possiedo ho sempre lavorato, è una vita che lavoro". Qualche tempo indietro pensando alla Palestina mi venne da dire che ci saremmo dovuti aspettare il peggio, perchè troppo indifferenti alla sofferenza altrui. Spero di sbagliarmi, ma ignoranza e qualunquismo sono un miscela poco rassicurante.
« Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai. »
(Tratto da La notte, edizione italiana La Giuntina, Firenze, pp. 39-40)
Giorno della memoria, retorica, di una società che non ha bisogno di ricordare la violenza perchè, quest'ultima, è immanente alle leggi cardine dello stile di vita imposto tutt'oggi. Le guerre, il Mediterraneo cimitero di disperati, le merci più importanti di chi le produce, l'ignoranza diffusa, capitali ingentissimi sempre più in minor mani, fanno della realtà una dimensione insopportabile.
Se si pensa poi a come siano riusciti grazie alle illusioni, ad addormentare l'opinione pubblica, il quadro diventa sconcertante. Il fine è diventato l'unico scopo, tutti ad ambire a sogni irrealizzabili, nel raggiungere i quali è proprio la stessa propria vita a venir consumata. L'emarginato oltre a diventare un pericolo ( per lo più fomentato) per i propri possessi, è il volto del dolore che si è provato nel dover vedere soccombere la propria individualità alla conformità di massa. La classica frase " io per avere ciò che possiedo ho sempre lavorato, è una vita che lavoro". Qualche tempo indietro pensando alla Palestina mi venne da dire che ci saremmo dovuti aspettare il peggio, perchè troppo indifferenti alla sofferenza altrui. Spero di sbagliarmi, ma ignoranza e qualunquismo sono un miscela poco rassicurante.
« Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai. »
(Tratto da La notte, edizione italiana La Giuntina, Firenze, pp. 39-40)
Commenti
ciao Marco,
aria
conosco molti anziani ex partigiani che hanno votato lega... capite gente che ha lottato per l'unità d'talia ha votato lega... che schifo.
Ma non lo dico rassegnata, anzi, io sono "garibaldina", ma non mi amgoscio più, agisco e chi mi segue bene,sennò cavoli suoi.
L'unica cosa che ci distingue è la coscienza ed l'unica cosa a cui bisogna dare conto.
Perchè la notte è con te stesso che devi andare a letto.
Un abbraccio affettuoso
Ps: se non ti scoccia passa da me, ho un pensierino per te (anche nel post della danza), non sono premi ma parole.Scusate l'OT
E buon Primo Maggio.
un saluto
Ornella
"Un popolo che dimentica il proprio passato sarà costretto a viviverlo di nuovo"-
Speriamo che la storia insegni all'uomo a riconoscere i propri errori...
Un abbraccio e un besito!!!