Faccio mio questo articolo trovato sul sito della decrescita felice, perchè lo ritengo molto affine al mio pensiero riguardo lo stile di vita.
Tempo al tempo
di Andrea Bertaglio
Il tempo, forse una delle risorse più importanti al mondo. Solo chi ne ha abbastanza a disposizione, può avviare un cambiamento della propria vita. Solo chi non si fa stringere nella morsa del consumismo e del lavoro forsennato per soddisfarne le aspettative, può tornare a dedicare il tempo e l’energia necessari a cose sicuramente di maggior valore come i figli, la famiglia, gli amici, la terra, la lettura, lo studio… l’amore.
L’abbondanza di tempo può disorientare, addirittura spaventare. Siamo totalmente disabituati ad avere tempo, nonostante la presunta iper-efficienza di tutto ciò che ci circonda. Tutto dovrebbe farci risparmiare tempo, e tutto alla fin fine ce lo ruba.
Ci educano fin da bambini a non avere tempo, oggi come oggi, fra scuola, compiti, mille sport e corsi di vario tipo. Del resto, bisogna essere costantemente impegnati sin dall’inizio se si vuole essere un domani adulti produttivi ed efficienti, totalmente incapaci di fermarsi un attimo a pensare, a riflettere, e ad ascoltare.
Quante volte abbiamo sentito, o detto, -mi spiace, ma non ne ho il tempo-? O quante volte ce lo siamo detti?
Il tempo, questa “merce” sempre più scarsa nelle nostre vite, è ormai scambiato con i soldi necessari a comprare cose che ne hanno solitamente bisogno di ben poco per essere godute.
Il tempo che ci rimane dopo una giornata di lavoro viene spesso trascorso davanti alla televisione, che ci propina benevolmente una serie di programmi sempre più mediocri che intervallano spot pubblicitari sempre più accattivanti e spettacolari, origine di base dei nostri sempre rinnovati bisogni. Il fatto è che quando questi desideri non possono essere soddisfatti (cosa sempre più frequente in una situazione di decrescita forzata e, per il momento, ancora infelice), cresce nelle persone un sentimento di frustrazione che porta innanzi tutto a non godere di ciò che si ha, e che ci porta a fare di tutto per ottenere ciò che siamo stati letteralmente programmati per volere.
Ma, dopo una giornata di duro lavoro, mi si chiederà adesso, chi ha voglia (e tempo) di mettersi a conversare, di partecipare alla vita di comunità o anche solo di pensare? Quasi nessuno, direi. So bene in quali condizioni ci si ritrova dopo molte ore di traffico/lavoro/traffico! Ma so anche, di conseguenza, che la soluzione sta nel ritagliarsi il tempo che il lavoro (nonché la televisione e una miriade di attività più o meno inutili) ci rubano. E qui non mi si fraintenda. La mia contestazione non è verso il lavoro in sé, nobile attività umana, quando ci permette di far vivere noi e i nostri cari decorosamente, quando ci fa pagare le tasse necessarie a garantire i servizi di base delle nostre società, quando ci permette di esprimere la nostra creatività ed il nostro potenziale. La mia critica è rivolta a due tipi di lavoro in particolare: il lavoro forsennato come fuga da se stessi, e il lavoro forsennato come mezzo per soddisfare bisogni che siamo stati indotti ad avere, e che molto probabilmente non avremmo mai sentito di nostra spontanea volontà.
Che fare, quindi? Con i figli da mantenere, il mutuo sempre più caro da pagare ecc ecc, come si può uscire da questa spirale che ci tiene prigionieri? Beh, innanzi tutto riducendo i nostri bisogni. Come? Rendendoci conto di cosa è veramente importante (i figli e la casa, piuttosto che un’auto nuova ogni anno o un cellulare ogni tre mesi). E come ci si può rendere conto di cosa è veramente importante? Fermandoci a riflettere. Ma per potersi permettere ciò? Se ne deve avere il tempo.
È un circolo virtuoso delle proprie scelte e della propria vita quello che si deve avviare.
Difficilissimo da mettere in pratica, ma possibile. E forse indispensabile.
Quando riusciremo a liberarci da questa prigione che ci preclude la possibilità di godere del nostro tempo?
Tempo al tempo
di Andrea Bertaglio
Il tempo, forse una delle risorse più importanti al mondo. Solo chi ne ha abbastanza a disposizione, può avviare un cambiamento della propria vita. Solo chi non si fa stringere nella morsa del consumismo e del lavoro forsennato per soddisfarne le aspettative, può tornare a dedicare il tempo e l’energia necessari a cose sicuramente di maggior valore come i figli, la famiglia, gli amici, la terra, la lettura, lo studio… l’amore.
L’abbondanza di tempo può disorientare, addirittura spaventare. Siamo totalmente disabituati ad avere tempo, nonostante la presunta iper-efficienza di tutto ciò che ci circonda. Tutto dovrebbe farci risparmiare tempo, e tutto alla fin fine ce lo ruba.
Ci educano fin da bambini a non avere tempo, oggi come oggi, fra scuola, compiti, mille sport e corsi di vario tipo. Del resto, bisogna essere costantemente impegnati sin dall’inizio se si vuole essere un domani adulti produttivi ed efficienti, totalmente incapaci di fermarsi un attimo a pensare, a riflettere, e ad ascoltare.
Quante volte abbiamo sentito, o detto, -mi spiace, ma non ne ho il tempo-? O quante volte ce lo siamo detti?
Il tempo, questa “merce” sempre più scarsa nelle nostre vite, è ormai scambiato con i soldi necessari a comprare cose che ne hanno solitamente bisogno di ben poco per essere godute.
Il tempo che ci rimane dopo una giornata di lavoro viene spesso trascorso davanti alla televisione, che ci propina benevolmente una serie di programmi sempre più mediocri che intervallano spot pubblicitari sempre più accattivanti e spettacolari, origine di base dei nostri sempre rinnovati bisogni. Il fatto è che quando questi desideri non possono essere soddisfatti (cosa sempre più frequente in una situazione di decrescita forzata e, per il momento, ancora infelice), cresce nelle persone un sentimento di frustrazione che porta innanzi tutto a non godere di ciò che si ha, e che ci porta a fare di tutto per ottenere ciò che siamo stati letteralmente programmati per volere.
Ma, dopo una giornata di duro lavoro, mi si chiederà adesso, chi ha voglia (e tempo) di mettersi a conversare, di partecipare alla vita di comunità o anche solo di pensare? Quasi nessuno, direi. So bene in quali condizioni ci si ritrova dopo molte ore di traffico/lavoro/traffico! Ma so anche, di conseguenza, che la soluzione sta nel ritagliarsi il tempo che il lavoro (nonché la televisione e una miriade di attività più o meno inutili) ci rubano. E qui non mi si fraintenda. La mia contestazione non è verso il lavoro in sé, nobile attività umana, quando ci permette di far vivere noi e i nostri cari decorosamente, quando ci fa pagare le tasse necessarie a garantire i servizi di base delle nostre società, quando ci permette di esprimere la nostra creatività ed il nostro potenziale. La mia critica è rivolta a due tipi di lavoro in particolare: il lavoro forsennato come fuga da se stessi, e il lavoro forsennato come mezzo per soddisfare bisogni che siamo stati indotti ad avere, e che molto probabilmente non avremmo mai sentito di nostra spontanea volontà.
Che fare, quindi? Con i figli da mantenere, il mutuo sempre più caro da pagare ecc ecc, come si può uscire da questa spirale che ci tiene prigionieri? Beh, innanzi tutto riducendo i nostri bisogni. Come? Rendendoci conto di cosa è veramente importante (i figli e la casa, piuttosto che un’auto nuova ogni anno o un cellulare ogni tre mesi). E come ci si può rendere conto di cosa è veramente importante? Fermandoci a riflettere. Ma per potersi permettere ciò? Se ne deve avere il tempo.
È un circolo virtuoso delle proprie scelte e della propria vita quello che si deve avviare.
Difficilissimo da mettere in pratica, ma possibile. E forse indispensabile.
Quando riusciremo a liberarci da questa prigione che ci preclude la possibilità di godere del nostro tempo?
Commenti
E quando un'entità è astratta è troppo spesso soggetta a facili manipolazioni.
Ciò che è un metro quadro non cambia col tempo.
Il significato di una giornata invece è variabile.
Un mondo in cui, ad esempio, ci fosse la cultura del tempo libero anziché del tempo impiegato per lavorare e per rincorrere il successo personale, sarebbe profondamente diverso.
E un singolo minuto avrebbe un significato differente...
Ma se il tempo é l'unica cosa monetizzabile per noi salariati e tutto aumenta, le conseguenze sono ovvie...
"Quando riusciremo a liberarci da questa prigione che ci preclude la possibilità di godere del nostro tempo?", quando apriremo gli occhi e alzeremo il capo, finalmente.
***
Ciaoooo, caro! Sono tornata!!! Mi sei mancato tanto!! Grazie per tutte le cose dolci che mi hai scritto: sei un tesoro! ;-))
Il problema è proprio questo.
Viviamo in una società in cui non è la domanda che condiziona la produzione, ma è la produzione che forma il bisogno...
gabrybabelle
Sono fortunata, però ,come giustamente evidenzia lo scritto, il tempo libero bisogna anche saperlo apprezzare e farlo fruttare per star bene. Io ci riesco. Spero anche tu ed i tuoi lettori.
Ciao, a presto.
Ciao marco,buona serata!
È un circolo virtuoso delle proprie scelte e della propria vita quello che si deve avviare.
Difficilissimo da mettere in pratica, ma possibile. E forse indispensabile."
Io mi sono fermata un giorno quando ho sentito il cuore battermi in gola, ho avuto timore per la mia salute, e mi sono fermata. Nel vero senso della parola. Ho riflettuto e ho cominciato a dare delle priorità alle mie scelte. Una specie di scala. Ho comperato un'agenda e ho trascritto quello che dovevo e volevo fare. Ho organizzato il mio tempo, lasciando tra una cosa e l'altra lo spazio per me stessa. Io ho sempre odiato l'organizzazione ma oggi ho capito che era necessaria. E' difficile da seguire ma sinceramente ho trovato il TEMPO per fare non dico tutto ma quasi. Insomma il mio cervello ha rallentato e il mio cuore non palpita più ma batte tranquillamente. Ciao a presto giò
E approvo il post, e' molto molto affine al mio stile di vita :)
Tesi interessante ma con qualche correttivo a mio parere da apportarci.
Gabrybabelle
embrace too i hasta syempre
per quello che il poco tempo libero che ho cerco di fare ciò che mi piace e che è importante per me... e anche nel lavoro sennò diventa schiavitù... però non tutti hanno la fortuna di poter fare un lavoro sociale e un lavoro che piaccia...