Non so per quale motivo scrivo questo articolo: forse solo per condivisione, oppure perchè l'essere davanti al pc mi incita a ricordare o semplicemente è come uno di quei messaggi, che da bimbi si attaccano al palloncino sperando che arrivi il più lontano possibile. Ricordo perfettamente: attaccavi il tuo messaggio, e mentre lo vedevi salire sognavi che qualcuno da qualche parte nel mondo lo potesse leggere e nel caso rispondere. Quel mondo che per te era la tua via, la bicicletta, il solito immancabile pallone con il quale, da buon maschietto, pur essendo scarso sogni di diventare comunque un campione e gli amici. Tutto era li, non c'era bisogno di altro e nel caso mancasse qualcosa, lo si inventava: ci abbiamo messo due giorni per costruire una casetta di tende e mattoni. E poi mi lamento dell'abusivismo edilizio.
Non c'era profitto, soldi e le uniche contese erano per un calcio di rigore non dato, o per una gara in bicicletta persa trovando le giustificazioni più inverosimili. Tutti si era uguali, in classe c'era un ragazzo cambogiano ma per me era indifferente: tanto chi sapeva dove fosse questa Cambogia e quale fosse il termine di paragone per poter definire una persona "diversa". Ci parlava della guerra, parola per me sconosciuta visto che i miei conflitti, come già detto, si riducevano a un fallo di mano in area di rigore. Si poteva ancora sognare.
E nel frattempo quel palloncino saliva... saliva... fino a quando ad una certa altezza scoppiava e così la realtà, entrava prepotentemente a recidere funi, ad alterare precari equilibri. Solo più tardi studiando Storia, ho realizzato perchè quel ragazzo fosse in parte a me, da cosa scappava e perchè. Devo dire che ho ringraziato per non essere stato costretto a fare altrettanto.
Come solo più tardi ho compreso, quanto ogni nostra azione possa migliorare o peggiorare il mondo in cui viviamo. Ho capito che per cercare funghi, non serve l'aereo.
E così per qualcuno quel palloncino è scoppiato troppo presto purtroppo, altri non se ne sono resi conto, per altri ancora non scoppierà mai visto che resteranno eterni bambini.
Non c'era profitto, soldi e le uniche contese erano per un calcio di rigore non dato, o per una gara in bicicletta persa trovando le giustificazioni più inverosimili. Tutti si era uguali, in classe c'era un ragazzo cambogiano ma per me era indifferente: tanto chi sapeva dove fosse questa Cambogia e quale fosse il termine di paragone per poter definire una persona "diversa". Ci parlava della guerra, parola per me sconosciuta visto che i miei conflitti, come già detto, si riducevano a un fallo di mano in area di rigore. Si poteva ancora sognare.
E nel frattempo quel palloncino saliva... saliva... fino a quando ad una certa altezza scoppiava e così la realtà, entrava prepotentemente a recidere funi, ad alterare precari equilibri. Solo più tardi studiando Storia, ho realizzato perchè quel ragazzo fosse in parte a me, da cosa scappava e perchè. Devo dire che ho ringraziato per non essere stato costretto a fare altrettanto.
Come solo più tardi ho compreso, quanto ogni nostra azione possa migliorare o peggiorare il mondo in cui viviamo. Ho capito che per cercare funghi, non serve l'aereo.
E così per qualcuno quel palloncino è scoppiato troppo presto purtroppo, altri non se ne sono resi conto, per altri ancora non scoppierà mai visto che resteranno eterni bambini.
Commenti
Un po' mi spiace.
Ecco, volevo dirti che le tue parole svelano una verità inconfutabile, ma tu sei riuscito a coniugare la dura realtà adulta con il tenero spirito della fanciullezza e finché manterrai in te questa dualità sarai salvo.
Ti abbraccio.
Un caro saluto, tornerò presto a trovarti.
Da qualche giorno leggo post di molti amici che, come te, si rifugiano nei ricordi dei bei tempi passati.
Ne gioisco, perché mi fanno tornare indietro con la memoria. Ma poi rifletto che siamo in tanti a cercare scampo "altrove", a rifugiarci in "come eravamo"... Credo che questo stia ad indicare che il "come siamo" non ci piace più e che la gioia del quotidiano se n'è andata via.
E questo non mi va. E mi spaventa.
Credo che se non si conosce, anche attraverso lo studio, da dove veniamo, molto probabilmente come questa società dimostra giornalmente, non sappiamo nemmeno dove andare.
Per questo il nome del tuo blog mi piace: per agire concretamente, innanzi tutto bisogna sapere dove andare.
sempre;-)
e le tue rifelssioni sul mondo d'oggi sono sempre azzeccatiassime!!
Perchè è in alto che volano i pensieri alti.
Un abbaccio volante, caro Marco che voli alto.