Se come dicono alcuni filosofi, l'uomo è costruzione di senso, è altrettanto vero che nell'epoca del nichilismo di massa trovare un senso a questa vita sembra ardua impresa. Nella società dei consumi, governata da fattori terzi i quali non dipendono dal singolo ma da dinamiche di mercato ( disoccupazione, inflazione, recessioni, consumi ecc.), ognuno di noi si ritrova impotente, o quasi, difronte alla sovrastante devastazione di questa realtà. L'unico modo per poter sopravvivere, sembra sfruttare quella cultura della visibiltà, per cui se riesci in un qualsiasi modo a raggiungere posizioni di prestigio vali qualcosa, altrimenti precipiti nell'oblio delle masse anonime in quel circolo vizioso che porta ad alienazione , frustrazione o addirittura depressione. Le repressioni interne poi, compiono il resto: quante volte, non facciamo ciò che vorremmo, per paura di venir etichettati in un qualsiasi modo? Quante volte, la nostra autostima vale in funzione dell'apprezzamento che riscontriamo nella società? Ognuno sequestrato dalle paure, si chiude nelle proprie case dove gli spettri della solitudine e della disperazione si annidano, in persone che non sono più in grado, o per meglio dire non si credono all'altezza, di affrontare la vita. Qualche giorno fa, lessi di Sabrina Ricci, madre che prima di togliersi la vita ha ucciso il figlioletto di appena due settimane. Non c'è l'ha fatta, il male di vivere, quel silenzioso compagno che mette in discussione ogni tua certezza, è stato più forte della felicità di un figlio. Resta lo sgomento, per una strage che una società diversa, dove si possa ancora assaporare il calore umano nei momenti del bisogno, sarebbe sicuramente riuscita ad evitare. Questo non è progresso, è maledizione. Più acquisiamo potere e dominio sulla natura e i nostri simili, più l'inevitabile conseguenza è il dimenticarci di cosa siamo e dei nostri reali bisogni. E' una corsa frenetica...e senza senso.
Ciao Sabrina a te, e a tutti quei figli ai quali questa società non è più in grado di dare ascolto.
Ciao Sabrina a te, e a tutti quei figli ai quali questa società non è più in grado di dare ascolto.
Commenti
Una solitudine insopportabile, incolmabile, straziante.
Adori tuo figlio ma l'hai fatto con la persona "sbagliata", lui è tornato al sud dalla sua famiglia (precedente, attuale, bah...) e ti senti, sola e abbandonata con un cucciolo d'uomo.
Allora arriva la disperazione, il dolore, nei tuoi diari ci sono le speranze, i sogni e le utopie per ciò che non potrà essere.
E quando alzi gli occhi dai tuoi scritti e ti scopri lì, ad affrontare il mondo, alzi le mani e stacchi la spina della vita a ciò che più ami ed a te stessa.
E la chiamano vita.
ciao.
Lo stess emotivo fisico e mentale ( a livello ormonale e psicologico) della gravidanza e maternità porta alle depressioni post partum che non sono da sottovalutare e che hanno TUTTE le donne ma in maniera diversa.
La favoletta dell'istinto materno e della donna che è predisposta alla gravidanza ( favoletta di matrice maschilista e sciovinista) in casi come questi perde di validità ma purtroppo ancora adesso è sottovalutato il periodo pre e post partum, specie se poi si ha la sfortuna di avere il dono di un bambino con l'uomo sbagliato.
Queste sono disgrazie annunciate e non sono frutto dei tempi, ma sono solo l'ennesima prova, secondo me, che la vera solitudine spesso è femminile.
E la società non ha ancora capito che è fondamentale come partenza di sviluppo anche etico la questione delle donne e del loro muoversi nel mondo covile che è ancora fatto a misura di uomo, con tutte le strumentalizzazione a cui spesso sono sottoposte le donne per sopravvivere.
Un caro abbraccio e complimenti: ginocchio dolorante a parte rimani una grande mente e un grande cuore.
Grazie.
Certe patologie, ripeto che TUTTE noi donne dobbiamo affrontare saranno sempre sottovalutate finchè non saranno accettate più che aiutate.
Che poi adesso in genere le difficoltà vengono considerate debolezze è un altro discorso, che è figlio di una società mercantile e consumistica che dura oramai da circa un secolo e mezzo.
Ma questa è un'altra storia...
Un abbraccio e un grazie a te che ascolti!
Nulla da aggiungere se non un senso di pietà per un gesto drammatico che forse non doveva però coinvolgere anche il figlio.
Caro Marco, questa è una società fortemente individualista. Ed ecco le conseguenze..