« ...Volevo che i giovani sapessero, capissero, aprissero gli occhi. Guai se i giovani di oggi dovessero crescere nell'ignoranza, come eravamo cresciuti noi della "generazione del Littorio". Oggi la libertà li aiuta, li protegge. La libertà è un bene immenso, senza libertà non si vive, si vegeta... »
(N.Revelli)
Nel nostro tempo, verrebbe facile scagliarsi, inveire contro tutto e tutti rischiando di cadere in quella emotività, forse fuori luogo perchè causa di perdita di lucidità. Abbiamo dinanzi a noi, un sistema repressivo e omologatore, con una forza senza precedenti. In questo contesto, dove l'opposizione sistematica ( Di Pietro non è contro il sistema, prova ne è anche il voto contrario alla commissione sui fatti di Genova) sembra non avere voce e soprattutto rappresentanza politica, risulterebbe fin troppo scontato vomitare tutto il malessere contro questo comportamento pernicioso di alcuni politici e l'apatia di cui è impregnata la società, rischiando di scadere in quell'intolleranza di chi è al limite della sopportazione. Con una domanda che io ritengo retorica, viene da chiedersi di chi sia la colpa: dei politici, o di chi li delega con il proprio voto come rappresentanti? Per me la risposta è scontata, anche se è pur vero che, con una legge elettorale penosa, nell'epoca della Democrazia a suffragio universale circa il 20% degli italiani, se includiamo anche i non votanti, non ha rappresentanza parlamentare.
Ora mi balza in mente Primo Levi quando affermava, parafrasandolo, che il mondo è governato da una forza non invincibile ma perversa, che sembra privilegiare la stupidità alla ragione.
In questo delirio, nel quale la maggior parte delle persone è smarrita e i colpi sferrati alla Democrazia sempre più violenti , importante credo sia mantenere quella lucidità che permetta di organizzarsi in modo utile e quindi efficace per controbattere ciò che ormai è ( sembra) strapotere.
Per fare questo, essenziale è attribuire a ciascuno le proprie responsabilità. Noto nelle varie riunioni a cui ho la fortuna di partecipare, un voler deresponsabilizzare i cittadini che ritengo a dir poco esiziale. Siamo il popolo dell'indifferenza, del se fossi al suo posto lo farei anch'io con la scusante o l'autoassoluzione del:" tanto se non lo faccio io lo farebbe un altro".
E allora non posso non mettere sul banco degli imputati coloro che formano la società, sempre troppo portati a lamentarsi come bambini viziati, non capendo che l'unico modo per appropriarsi della libertà, e non intendo quella borghese dove l'unico fine è il profitto, è la totale assunzione di responsabilità.
La classe dirigente, trovandosi nei posti chiave, ha gravissime colpe; ma chi ha sposato quasi acriticamente questa cultura individualista, del mi salvo io e tutto il resto non conta?
Pensiamo a salvare il nostro orticello quando, con la scusante della crisi, questi stanno rubando il futuro a noi e ai nostri figli. A dir poco pazzesco!
Nei primissimi anni '70 fine anni '60, gli operai vedendosi non rappresentati totalmente da sindacati troppo istituzionalizzati, formarono i Cub (comitati unione di base): una stupenda realtà dalla quale è nata la stagione di lotte più bella e più proficua con diritti dei quali tutt'oggi godiamo. I sindacati furono scossi dal basso da scioperi spontanei e mobilitazioni varie.
Nel ventunesimo secolo, quello della prostituzione di massa e della falsa opulenza, sembra più utile continuare a dire: " i sindacati non fanno il proprio dovere".
(N.Revelli)
Nel nostro tempo, verrebbe facile scagliarsi, inveire contro tutto e tutti rischiando di cadere in quella emotività, forse fuori luogo perchè causa di perdita di lucidità. Abbiamo dinanzi a noi, un sistema repressivo e omologatore, con una forza senza precedenti. In questo contesto, dove l'opposizione sistematica ( Di Pietro non è contro il sistema, prova ne è anche il voto contrario alla commissione sui fatti di Genova) sembra non avere voce e soprattutto rappresentanza politica, risulterebbe fin troppo scontato vomitare tutto il malessere contro questo comportamento pernicioso di alcuni politici e l'apatia di cui è impregnata la società, rischiando di scadere in quell'intolleranza di chi è al limite della sopportazione. Con una domanda che io ritengo retorica, viene da chiedersi di chi sia la colpa: dei politici, o di chi li delega con il proprio voto come rappresentanti? Per me la risposta è scontata, anche se è pur vero che, con una legge elettorale penosa, nell'epoca della Democrazia a suffragio universale circa il 20% degli italiani, se includiamo anche i non votanti, non ha rappresentanza parlamentare.
Ora mi balza in mente Primo Levi quando affermava, parafrasandolo, che il mondo è governato da una forza non invincibile ma perversa, che sembra privilegiare la stupidità alla ragione.
In questo delirio, nel quale la maggior parte delle persone è smarrita e i colpi sferrati alla Democrazia sempre più violenti , importante credo sia mantenere quella lucidità che permetta di organizzarsi in modo utile e quindi efficace per controbattere ciò che ormai è ( sembra) strapotere.
Per fare questo, essenziale è attribuire a ciascuno le proprie responsabilità. Noto nelle varie riunioni a cui ho la fortuna di partecipare, un voler deresponsabilizzare i cittadini che ritengo a dir poco esiziale. Siamo il popolo dell'indifferenza, del se fossi al suo posto lo farei anch'io con la scusante o l'autoassoluzione del:" tanto se non lo faccio io lo farebbe un altro".
E allora non posso non mettere sul banco degli imputati coloro che formano la società, sempre troppo portati a lamentarsi come bambini viziati, non capendo che l'unico modo per appropriarsi della libertà, e non intendo quella borghese dove l'unico fine è il profitto, è la totale assunzione di responsabilità.
La classe dirigente, trovandosi nei posti chiave, ha gravissime colpe; ma chi ha sposato quasi acriticamente questa cultura individualista, del mi salvo io e tutto il resto non conta?
Pensiamo a salvare il nostro orticello quando, con la scusante della crisi, questi stanno rubando il futuro a noi e ai nostri figli. A dir poco pazzesco!
Nei primissimi anni '70 fine anni '60, gli operai vedendosi non rappresentati totalmente da sindacati troppo istituzionalizzati, formarono i Cub (comitati unione di base): una stupenda realtà dalla quale è nata la stagione di lotte più bella e più proficua con diritti dei quali tutt'oggi godiamo. I sindacati furono scossi dal basso da scioperi spontanei e mobilitazioni varie.
Nel ventunesimo secolo, quello della prostituzione di massa e della falsa opulenza, sembra più utile continuare a dire: " i sindacati non fanno il proprio dovere".
Commenti
La democrazia fondata sul denaro....
Il tuo ginocchio?
Un abbraccio
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.....*****HAPPY***
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Day, doing nothing is the life of the consumers; positive pay, is the creator of life. Nothing to do, that is, had an empty life; If people continue to pay the interest, that is, good life.
www.hoard.com.tw
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I vertici sono quelli che sono, ma la base è spesso di una pochezza, un qualunquismo e un'approssimazione inquietante.
Purtroppo la verità è che siamo in pochi acredere che le idee siano piùimportante del potere e di cnseguenza "vincono" i cattivi, per il momento.
L'unica cosa che mi viene spontaneo pensare è che ognuno alla fine si muove secondo la sua coscienza, a cui darà conto e la mia è esigente, etica, di principio, sorridente, democratica, esistenziale e provocatrice.
Un abbraccio affettuoso