Oggi sfogliando le notizie, mi sono trovato difronte ad una notizia del genere: Palermo, accoltella il figlio gay: "Vergogna e disonore". Ora, oltre ad un forte senso di frustrazione, una domanda mi sorge spontanea: " Come possiamo riuscire ad accettare uno straniero, se non siamo neppure in grado di accettare le diversità di un figlio? In questa società, dove tutto deve essere perfetto, dove non puoi mostrarti debole altrimenti, sei sovrastato dal più forte. La nostra fragilità, deriva proprio dalla paura di sentirci deboli, di non crederci all' altezza, dalla nostra continua dipendenza dal giudizio altrui. Tutto questo porta ad una omologazione, ad un conformismo spaventoso, utile solo, a mantenere uno stato di cose sempre più assurdo e disumano. Tutti in coda al gregge, per codardia, perchè è più facile deresponsabilizzarsi quando si è in mezzo a tanti. Perchè se tutti vanno da quella parte, senza chiedersi il perchè, la maggior parte delle persone si accoda per non sentirsi diverso, escluso, emarginato, da un finto progresso, dalla società. Questo porta a vite, che sembrano già scritte, con binari già prefissati oltre ai quali non puoi uscire. Tutto è prestabilito, dal lavoro fino al divertimento, dall'industria mediatica. Anche lo stesso divertimento sembra un espediente per prolungare lo stato di stupidisia, un contentino senza il quale, la società esploderebbe perchè tutto sembrerebbe ancora più terribile. In questo contesto di desertificazione di sentimenti, come può una persona trovare la felicità, se vive contro la sua natura di essere umano? Come puoi realizzare le tue qualità, se per inserirti nel sistema, devi continuamente fare compromessi al ribasso? Io non voglio che sia qualcun altro a decidere della mia vita. Infondo, nell' arco dell'eternità è una sola e merita di essere vissuta nel migliore dei modi. Voglio che la mia individualità, sia una ricchezza per la società e non, fonte di frustrazione. Io pretendo di vivere e non, aspettare di morire. Aggiungo una canzone di Giorgio Gaber che a me piace molto perchè a mio avviso descrive bene la situazione.
E tu mi vieni a dire che l'uomo muore
lontano dalla vita, lontano dal dolore
nella quasi indifferenza non è più capace
di ritrovare il suo pianeta fatto di aria e luce.
E tu mi vieni a dire che il mio presente
è come un breve amore del tutto inconsistente
che preso dai miei sogni io non mi sto accorgendo
che siamo al capolinea, al termine del mondo.
E tu mi vieni a dire che tutto è osceno
che non c'è più nessuno che sceglie il suo destino
non ci rendiamo conto che siamo tutti in preda
di un grande smarrimento, di una follia suicida.
E sento che hai ragione se mi vieni a dire che l'uomo sta correndo
e coi progressi della scienza ha già stravolto il mondo
però non sa capire che cosa c'è di vero
nell'arco di una vita, tra la culla e il cimitero.
E tu mi vieni a dire c'è solo odio
ci sarà sempre qualche guerra, qualche altro genocidio
e anche in certi gesti che sembran solidali
non c'è più l'individuo, siamo ormai tutti uguali.
E sento che hai ragione se mi vieni a dire che anche i più normali
in mezzo ad una folla diventano bestiali
e questa specie di calma del nostro mondo civile
è solo un'apparenza, solo un velo sottile.
E tu mi vieni a dire quasi gridando
che non c'è più salvezza, sta sprofondando il mondo
ma io ti voglio dire che non è mai finita
che tutto quel che accade fa parte della vita.
Ma io ti voglio dire che non è mai finita
che tutto quel che accade fa parte della vita.
Non finiremo mai di ringraziarti caro Giorgio Gaber
E tu mi vieni a dire che l'uomo muore
lontano dalla vita, lontano dal dolore
nella quasi indifferenza non è più capace
di ritrovare il suo pianeta fatto di aria e luce.
E tu mi vieni a dire che il mio presente
è come un breve amore del tutto inconsistente
che preso dai miei sogni io non mi sto accorgendo
che siamo al capolinea, al termine del mondo.
E tu mi vieni a dire che tutto è osceno
che non c'è più nessuno che sceglie il suo destino
non ci rendiamo conto che siamo tutti in preda
di un grande smarrimento, di una follia suicida.
E sento che hai ragione se mi vieni a dire che l'uomo sta correndo
e coi progressi della scienza ha già stravolto il mondo
però non sa capire che cosa c'è di vero
nell'arco di una vita, tra la culla e il cimitero.
E tu mi vieni a dire c'è solo odio
ci sarà sempre qualche guerra, qualche altro genocidio
e anche in certi gesti che sembran solidali
non c'è più l'individuo, siamo ormai tutti uguali.
E sento che hai ragione se mi vieni a dire che anche i più normali
in mezzo ad una folla diventano bestiali
e questa specie di calma del nostro mondo civile
è solo un'apparenza, solo un velo sottile.
E tu mi vieni a dire quasi gridando
che non c'è più salvezza, sta sprofondando il mondo
ma io ti voglio dire che non è mai finita
che tutto quel che accade fa parte della vita.
Ma io ti voglio dire che non è mai finita
che tutto quel che accade fa parte della vita.
Non finiremo mai di ringraziarti caro Giorgio Gaber
Commenti
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Ahhhh, Gaber è assolutamente fantastico!!!!
Eccomi qua al termine del mio solito giretto serale (sta diventando una piacevole abitudine venire qua dopo aver letto i tuoi commenti sul mio blog e vedere che hai postato!) e trovo un tema che anche al sottoscritto sconcerta sempre più.
Un solo elemento: settimana scorsa in centro italia una madre ha cercato di colpire all'addome la figlia con un oggetto appuntito usato a mo' di coltello visto che l'adolescente aveva osato confessare il proprio lesbismo.
Che dire, di quest'ondata di violenza sessuofoba anche fra consanguinei sarà contenta la chiesa romana che ha fatto di tutto in questi anni per far passare per dei deviati da ghettizzare e ostacolare ogni passo legislativo tentato per tutelarli.