Vergogna!
FISCHIA IL VENTO
Fischia il vento, urla la bufera
scarpe rotte eppur bisogna andar
a conquistare la rossa primavera
dove sorge il sol dell’avvenir.
Ogni contrada è patria del ribelle
ogni donna a lui dona il sospir
nella notte lo guidano le stelle
forte il cuore e il braccio nel colpir.
Se ci coglie la crudele morte
dura vendetta sarà del partigian
ormai sicura è già la dura sorte
del fascista vile traditor.
Cessa il vento calma è la bufera
torna a casa il fiero partigian
sventolando la rossa sua bandiera
vittoriosi, alfin liberi siam
Quel vento ritorna sempre più impetuoso.
Quel vento, non è mai stato placato da questi sciocchi italiani.
Quel vento, viene addirittura rimpianto da questi ignoranti di italiani.
Essere italiani, non è ne un merito, e neanche una colpa: è la naturale conseguenza dell'essere nati in una determinata area geografica. Perchè allora provo questo senso di svilimento?
A pensarci bene vivo in una nazione, dove le 4 più alte cariche dello stato sono al di sopra delle leggi.
A pensarci bene, vivo in una nazione dove la mafia è la prima azienda per fatturato.
A pensarci bene, vivo in una nazione dove abuso edilizio e devastazione ambientale sono all'ordine del giorno.
A pensarci bene, vivo in una nazione che non ha una legge contro le torture.
A pensarci bene, vivo in una nazione che affonda nell'immondizia.
A pensarci bene, vivo in una nazione che ha la legge 30.
A pensarci bene, vivo in una nazione che con un governo detto di di centrosinistra, ha stanziato circa 27 miliardi per armamenti.
Detto questo, cosa mi spinge a restare ancora in questo paese che sembra non avere più speranze? Ma.. forse un pizzico di masochismo, il fatto di sapere che non tutti gli italiani sono uguali o più semplicemente, perchè credo in questa frase:
« L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l' inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. »
(Italo Calvino, Le città invisibili, 1972)
Io ho scelto la seconda ipotesi: "...cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio."
Commenti
anche io scelgo la seconda...
Si resta, anche perchè quel che c'é di bello in questo paese é che basta essere normodotati per passare da geni in mezzo a tanti idioti...
Cara Gabry,
non ti preoccupare tanto sei già schedata, sanno chi sei , dove abiti, ciò che pensi già prima che tu abbia formulato i pensieri. Quindi scrivi pure tutte le verità che vuoi.
A sedici anni avevo un amico il cui padre era appuntato dei carabinieri e vivevo in un paese del Lazio. Eravamo già dei piccoli rompicoglioni e parlando con questo carabiniere, molto paterno che sicuramente non avrebbe fatto nulla di ciò che è stato fatto a Genova, ci disse candidamente che potevamo continuare a fare tutto ciò che volevamo tanto eravamo già schedati.
Io ho preso in parola quel suggerimento e ho continuato a dire e fare le cose che ritenevo giuste come te e come tutti gli amici e compagni che ci leggono.
Gap
quotano il tuo svilimento. Noi siamo l'unico filo d'erba del deserto...è un buon inizio!
ps Gabrybabelle, io ho sempre "latitato", non mi spaventa nulla.
perchè anche io scelgo la seconda frase